Il mio incontro con Fidel
Quella volta che incontrai Fidel lo confesso ero emozionato e per questo, contrariamente alle mie abitudini, mi ero anticipato e avevo preso il primo treno del pomeriggio per Roma.
Non potevo arrivare in ritardo ad un appuntamento con la storia.
Già perché qualsiasi sia l’idea che ognuno ha di Fidel Castro, di certo.è stato un protagonista del secolo scorso.
L’incontro si svolse in una tiepida giornata autunnale del 1998 in un hotel romano e pur essendo riservato ad un ristretto numero.di invitati,selezionati dall’ambasciatore di.Cuba in Italia, fummo sottoposti a severi controlli sia dei militari italiani che della scorta del Comandante. Quando Fidel comparve in sala, insolitamente vestito in giacca e cravatta, con un elegante completo scuro, ci fu un impercettibile scontro a base di spintoni tra i Pretoriani cubani,che avevano il compito di proteggere la vita del Lider Maximo e gli addetti italiani alla sicurezza.Furono sufficienti pochi attimi per capire che la scorta di Fidel non avrebbe consentito a nessuno di avvicinarsi al loro comandante.
Schierati a V intorno a Fidel a nessuno di noi era concesso di stare alle sue spalle e ad uno alla volta fummo presentati dall’ambasciatore. La sua presenza incuteva nei presenti uno straordinario rispetto. Ebbi la sensazione che, al di là delle frasi di circostanza tipiche delle presentazioni, Fidel fosse sinceramente interessato a conoscere l’interlocutore di turn, a capire cosa facesse e quale interesse nutrisse per il suo Paese.
Sorridente e con lo sguardo indagatore, mostrava di avere una forte curiosità e una grande voglia di informarsi.
Sapevo che era un appassionato della storia di Roma antica e che era affascinato dal Vesuvio ma non mi ero preparato nessuna frase perché volevo presentarmi in modo spontaneo. Del resto da avvocato ero cero che non mi sarebbero mancate le parole.
Venne il mio turno e dopo una splendida presentazione dell’ambasciatore, trovai le giuste parole: “Comandante, sono un avvocato come lei, sono nato nel 1959, un anno a Lei caro ( l’anno della Rivoluzione), il mio nome è Alessandro ( Alejandro era il suo nome di battaglia). Penso che lei ed io abbiamo qualcosa in comune ”
La risposta di Fidel a questa mia battuta fu un enorme sorriso e il suo sguardo si addolcì improvvisamente .
Parlammo una decina di minuti del Vesuvio, della Capri di Tiberio, della flotta romana a Miseno, tra lo stupore degli alti invitati. Fui colpito dalla sua sete di conoscenza e dall’umiltà manifestata nel voler apprendere. Lo incuriosiva l’idea di come fosse possibile che alle pendici del Vesuvio vivessero milioni di persone e mi chiese se fossero stati previsti piani di evacuazione. L’incontro durò un oretta , alla fine l’ambasciatore ringrazio tutti i presenti e annunciò che Fidel sarebbe andato via. Quasi tutti avevano portato con sé delle foto di Fidel, da solo o con il Che, e gli chiesero di apporre un autografo sulle foto, cosa che non fece.
Io avevo portato con me ” Versos Sencillos ” un libro di poesie di José Martì ” l’eroe nazionale cubano, autore tra l’altro di “Guantanamera” glielo porsi per chiedergli di autografato. Fidel si fermò e compiaciuto vi appose la sua firma.
Un significativo gesto di rispetto per il simbolo dell’identità cubana.
Oggi che Fidel compie 90 anni, ricordo con piacere ed emozione quell’incontro.
Buon compleanno Comandante!